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venerdì 10 maggio 2024

Le inchieste di Maigret Il cavallante della "Providence" - 1 Capitolo - La chiusa 14 - Goerges Simenon

La ricostruzione pur minuziosa dei fatti non chiariva nulla, se non che la scoperta dei due cavallanti di Dizy era a dir poco inverosimile.
Quella domenica era il quattro aprile , alle tre del pomeriggio aveva cominciato a cadere una pioggia torrenziale.
Nel porto a monte della chiusa quattordici, che collega la Marna al canale laterale, c'erano in quel momento due chiatte a motore dirette a valle, un battello in fase di scarico e una draga.
Poco prima delle sette, quando ormai calava il crepuscolo, era arrivato un battello-cisterna, l'Eco Terza, che ora si trovava nel bacino.
Il guardiano, che aveva dei parenti in visita e avrebbe preferito starsene tranquillo, aveva fatto segno di no a una chiatta che stava sopraggiungendo lentamente, trainata da due cavalli.
Poi l'uomo era rientrato in casa, seguito poco dopo dal cavallante, che era una sua vecchia conoscenza.
«Posso passare? Il padrone vorrebbe essere a Juvigny prima di domani sera...».
«Fa' pure, se vuoi. Però le porte devi manovrarle da te...».
La pioggia cadeva sempre più fitta. Dalla finestra il guardiano vide la figura tarchiata del cavallante che si spostava pesantemente da una porta all'altra, faceva avanzare le sue bestie, poi assicurava i cavi alle bitte.
A poco a poco la chiatta si sollevò al di sopra dei muri. Alla barra non c'era il padrone, ma sua moglie, una donna grande e grossa nativa di Bruxelles, con i capelli di un biondo chiassoso e la voce acuta.
Alle sette e venti La Providence era ferma dietro l'Eco Terza, proprio di fronte al Café de la Marine. I cavalli risalirono a bordo, e il cavallante si incamminò col padrone verso il caffè, dove c'erano altri battellieri e due piloti di Dizy.
Alle otto, quando ormai era buio pesto, un rimorchiatore condusse a valle delle porte i quattro battelli che aveva al traino.
Questo fece aumentare il numero degli avventori nel caffè. I tavoli occupati salirono a sei, e le voci rimbalzavano dall'uno all'altro. Chi entrava sbatteva gli stivali infangati, lasciandosi dietro rivoli d'acqua.




 

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