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martedì 7 gennaio 2025

Il cavallante della Providence - Maigret - Georges Simenon - Libro Completo


CAPITOLO PRIMO: LA CHIUSA 14 


La ricostruzione pur minuziosa dei fatti non chiariva nulla, se non che la scoperta dei due cavallanti di Dizy era a dir poco inverosimile.

Quella domenica era il quattro aprile , alle tre del pomeriggio aveva cominciato a cadere una pioggia torrenziale.

Nel porto a monte della chiusa quattordici, che collega la Marna al canale laterale, c'erano in quel momento due chiatte a motore dirette a valle, un battello in fase di scarico e una draga.

Poco prima delle sette, quando ormai calava il crepuscolo, era arrivato un battello-cisterna, l'Eco Terza, che ora si trovava nel bacino.

Il guardiano, che aveva dei parenti in visita e avrebbe preferito starsene tranquillo, aveva fatto segno di no a una chiatta che stava sopraggiungendo lentamente, trainata da due cavalli.

Poi l'uomo era rientrato in casa, seguito poco dopo dal cavallante, che era una sua vecchia conoscenza.

«Posso passare? Il padrone vorrebbe essere a Juvigny prima di domani sera...».

«Fa' pure, se vuoi. Però le porte devi manovrarle da te...».

La pioggia cadeva sempre più fitta. Dalla finestra il guardiano vide la figura tarchiata del cavallante che si spostava pesantemente da una porta all'altra, faceva avanzare le sue bestie, poi assicurava i cavi alle bitte.

A poco a poco la chiatta si sollevò al di sopra dei muri. Alla barra non c'era il padrone, ma sua moglie, una donna grande e grossa nativa di Bruxelles, con i capelli di un biondo chiassoso e la voce acuta.

Alle sette e venti La Providence era ferma dietro l'Eco Terza, proprio di fronte al Café de la Marine. I cavalli risalirono a bordo, e il cavallante si incamminò col padrone verso il caffè, dove c'erano altri battellieri e due piloti di Dizy.

Alle otto, quando ormai era buio pesto, un rimorchiatore condusse a valle delle porte i quattro battelli che aveva al traino.

Questo fece aumentare il numero degli avventori nel caffè. I tavoli occupati salirono a sei, e le voci rimbalzavano dall'uno all'altro. Chi entrava sbatteva gli stivali infangati, lasciandosi dietro rivoli d'acqua.

Nel locale adiacente, illuminato da una lampada a petrolio, le donne facevano la spesa.

L'aria era irrespirabile, e tutti parlavano di un incidente avvenuto alla chiusa 8 e dei ritardi che avrebbero potuto subire i battelli che stavano risalendo il canale.

Alle nove la padrona della Proudence venne a chiamare suo marito e il cavallante, che salutarono la compagnia e se ne andarono.

Alle dieci a bordo della maggior parte dei battelli le luci erano spente. Il guardiano accompagnò i parenti fino allo stradone di Épernay, che passa sopra il canale a due chilometri dalla chiusa.

Non notò nulla di insolito. Al ritorno, passando davanti al caffè, guardò dentro e un pilota lo chiamò:

«Vieni a bere un goccio! Sei bagnato fradicio...».

Il guardiano prese un rum, senza sedersi. Due cavallanti che si erano scolati un bel po' di vino rosso si alzarono con gli occhi lucidi e si diressero verso la stalla attigua al caffè, dove si coricarono sulla paglia, vicino ai loro cavalli.

Non erano del tutto ubriachi, ma avevano bevuto quanto bastava per dormire come dei macigni.


sabato 5 ottobre 2024

Alice Insane Created by Cosimo Palermo on day 02/08/2024


 

Georges Simenon - Il Gatto - RECAP 5 CAPITOLI - Romanzo Psicologico

 

Aveva lasciato andare il giornale, che prima gli si era aperto sulle ginocchia e poi era scivolato lentamente fino al parquet lucido di cera. Non fosse stato per la sottile fessura che di tanto in tanto gli si disegnava fra le palpebre, si sarebbe detto che dormiva.
Chissà se la moglie ci era cascata... Se ne stava a sferruzzare, nella sua poltrona bassa, dall’altro lato del camino. Sembrava sempre che non lo guardasse neanche, ma lui sapeva da tempo che in realtà nulla le sfuggiva, nemmeno il più impercettibile fremito di un muscolo.
Fuori, le ganasce d’acciaio di una benna piombavano dall’alto della gru e atterravano pesantemente, vicino alla betoniera, con un frastuono di ferraglia. Ogni volta il colpo faceva tremare la casa, e ogni volta la donna sussultava portandosi una mano al petto come se quel rumore, per quanto ormai familiare, la ferisse nel più profondo dei suoi visceri.
Si osservavano a vicenda. Non avevano bisogno di guardarsi. Da anni si osservavano in quel modo, disoppiatto, aggiungendo di continuo al loro gioco nuove sottigliezze.
Émile sorrideva. L’orologio di marmo nero dai fregi di bronzo segnava le cinque meno cinque e pareva che egli contasse i minuti, i secondi. In realtà li contava senza rendersene conto, aspettando anche lui che la lancetta lunga raggiungesse la posizione verticale. Solo allora il rumore della betoniera e della gru sarebbe cessato di colpo. Gli operai nelle loro cerate, con il viso e le mani grondanti di pioggia, si sarebbero bloccati per un attimo, per poi avviarsi verso la baracca di legno che stava in un angolo del cantiere.
Era novembre. Dalle quattro del pomeriggio lavoravano alla luce artificiale, ma presto i proiettori si sarebbero spenti e allora il vicolo, a malapena rischiarato dall’unico lampione a gas, sarebbe bruscamente sprofondato nel buio e nel silenzio.
Émile Bouin aveva le gambe intorpidite dal caldo. Quando dischiudeva gli occhi, vedeva le fiamme, alcune gialle, altre azzurrognole alla base, saettare dai ceppi del focolare. Il camino era di marmo nero, come i candelabri a quattro bracci che lo sormontavano, come l’orologio a pendolo, piazzato giusto in mezzo.
A parte le mani di Marguerite che si agitavano e il flebile ticchettio dei ferri da calza, in casa tutto era silenzioso, statico, come in una fotografia o in un quadro.
Le cinque meno tre minuti. Meno due. Alcuni operai cominciavano già ad avviarsi, lenti e pesanti, verso la baracca, per cambiarsi, ma la gru era ancora in funzione e un’ultima benna si alzò con il suo carico di cemento verso la cassaforma che segnava il primo piano dell’edificio in costruzione.

sabato 31 agosto 2024

Is Harry alive? Created by Cosimo Palermo on day 08/08/2024




 

I sotterranei del Majestic - Maigret - Georges Simenon - Libro Completo


La gomma di Prosper Donge
Il rumore secco di una portiera. Un’altra giornata aveva inizio. Il motore in folle.
Forse Charlotte stringeva la mano al tassista. Poi l’auto si allontanò. Dei passi, la chiave che entrava nella serratura, lo scatto di un interruttore.
Lo schiocco di un fiammifero in cucina e il leggero sibilo del fornello a gas che si accendeva.
Con la lentezza di chi ha passato la notte in piedi, Charlotte salì le scale troppo nuove, entrò piano piano in camera e girò un altro interruttore. Si accese una lampada schermata da un fazzoletto rosa con una ghianda di legno a ciascun angolo.
Prosper Donge teneva gli occhi chiusi. Charlotte si svestì guardandosi nella specchiera dell’armadio. Quando si liberò della giarrettiera e del reggiseno ebbe un sospiro di sollievo. Era grassa e rosea come un Rubens, ma aveva la mania di strizzarsi più che poteva, e, una volta nuda, doveva strofinarsi la pelle per far sparire i segni.
Aveva un suo modo irritante di infilarsi nel letto salendovi sopra prima in ginocchio, così che la rete s’inclinava tutta da un lato.
«Tocca a te, Prosper!».
Non appena lui si alzava, Charlotte si rannicchiava al suo posto ancora caldo, si tirava le coperte fin sopra gli occhi e non si muoveva più.
«Piove?» chiese lui facendo scorrere l’acqua in bagno.
Ebbe in risposta un vago brontolio. Ma non aveva importanza. L’acqua per radersi era gelida. Si udivano passare dei treni.
Prosper Donge si vestì. Charlotte, che non riusciva ad addormentarsi con la luce accesa, di tanto in tanto sospirava. E quando lui, già con una mano sul pomolo della porta, fece per allungare il braccio destro verso l’interruttore, gli disse con voce impastata:
«Non dimenticarti di andare a pagare la cambiale della radio».

Life on Mars Created by Cosimo Palermo on day 08/30/2024


 

Le inchieste di Maigret - Liberty Bar - Libro Completo - Georges Simenon


CAPITOLO PRIMO: IL MORTO E LE SUE DUE DONNE
La prima sensazione fu di essere in vacanza.
Quando Maigret scese dal treno, la stazione di Antibes era inondata per metà da un sole così luminoso che la folla in movimento sembrava fatta di ombre.
Ombre munite di cappello di paglia, pantaloni bianchi e racchetta da tennis. C'era nell'aria come un ronzio confuso. Il marciapiede era fiancheggiato da palme e cactus, e al di là della lampisteria si scorgeva un lembo di mare azzurro.
Subito un uomo gli si fece incontro:
«Il commissario Maigret, immagino... L'ho riconosciuta perché ho visto la sua foto sul giornale...
Ispettore Boutigues...».
Boutigues! Un nome che sembrava uno scherzo!
L'ispettore si era già impadronito delle valigie di Maigret e lo guidava verso il sottopassaggio. Indossava un abito grigio perla con un garofano rosso all'occhiello e scarpe con le ghette.
«È la prima volta che viene ad Antibes?».
Asciugandosi il sudore, Maigret si sforzava di tener dietro al suo cicerone, che sgusciava fra la gente passando davanti a tutti. Finalmente si trovò di fronte a una carrozza con il mantice di tela color crema e una frangia adorna di pallini che oscillavano tutt'intorno.
Un'altra sensazione dimenticata: il cigolio delle molle compresse, il colpo di frusta del vetturino, il rumore sordo degli zoccoli sull'asfalto molle...
«Prima di tutto, andiamo a bere qualcosa... Non dica di no... Senta, ci porti al Café Glacier...».
Era lì a due passi. Intanto l'ispettore cominciò a spiegare:
«Place Macé... Il centro di Antibes...».
La piazza era proprio graziosa, con un giardinetto al centro e delle tende da sole color crema o arancione a tutte le finestre. Boutigues costrinse il commissario a sedersi a un tavolino all'aperto e a bere un pernod.

Il cavallante della Providence - Maigret - Georges Simenon - Libro Completo

CAPITOLO PRIMO: LA CHIUSA 14  La ricostruzione pur minuziosa dei fatti non chiariva nulla, se non che la scoperta dei due cavallanti di Dizy...

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