DISCIPLINATHA

DISCIPLINATHA
Donate and be disciplined!

sabato 31 agosto 2024

Maigret e il fantasma - Maigret - Georges Simenon - Libro Completo


Era passata da poco l’una del mattino quando il commissario Maigret spense la luce nel suo ufficio e con gli occhi gonfi di stanchezza aprì la porta della stanza degli ispettori, dove erano rimasti in servizio il giovane Lapointe e Bonfils.
«Buonanotte, ragazzi» borbottò.
Le donne delle pulizie stavano spazzando l’ampio corridoio, e lui rivolse loro un cenno di saluto. Nell’edificio c’era una gran corrente d’aria, come sempre a quell’ora, e le scale, che scese in compagnia di Janvier, erano umide e gelide.
Era metà novembre. Aveva piovuto tutto il giorno e prima di attraversare il cortile Maigret, che dalle otto del mattino non si era mai mosso dall’ambiente surriscaldato del suo ufficio, si rialzò il bavero del cappotto.
«Dove vuoi che ti lasci?».
Avevano chiamato un taxi per telefono, e davanti all’entrata del Quai des Orfèvres trovarono ad attenderli una vettura.
«A una qualsiasi stazione del métro, capo».
Pioveva a dirotto e l’acqua rimbalzava sul selciato. Giunti in place du Châtelet, l’ispettore scese dalla macchina.
«Buonanotte, capo».
«Buonanotte, Janvier».
Ne avevano vissuti centinaia, insieme, di momenti come quelli, e ogni volta provavano un senso di soddisfazione un po’ malinconica.
Pochi minuti dopo Maigret saliva, senza far rumore, le scale di boulevard Richard-Lenoir. Prese di tasca la chiave, la infilò delicatamente nella toppa e quasi subito sentì la moglie che si rigirava nel letto.
«Sei tu?».
Centinaia, forse persino migliaia di volte si era ripetuta quella scena: quando lui rientrava nel cuore della notte, lei faceva quella domanda con la voce intorpidita, poi cercava a tastoni la lampada sul comodino, la accendeva, quindi si alzava, in camicia da notte, e dava un’occhiata al marito per capire di che umore fosse.
«È finita?».
«Sì».
«Il ragazzo si è deciso a parlare?».
Lui annuì.
«Hai fame? Vuoi che ti prepari qualcosa?».
Maigret aveva appeso all’attaccapanni il cappotto bagnato e si stava slacciando la cravatta.
«C’è della birra in frigo?».
Era stato tentato di far fermare il taxi in place de la République per mandarne giù un bicchiere in una brasserie ancora aperta.
«Era come pensavi?».
Un caso di poco conto, per quanto si possa definire di poco conto una faccenda in cui è in gioco la sorte di diversi uomini. I giornali avevano trovato un titolo sensazionale: «La banda delle motociclette».
La prima volta, due moto si erano fermate, in pieno giorno, davanti a una gioielleria di rue de Rennes. Due tizi scesi da una delle motociclette e uno dall’altra, con il volto coperto da un foulard rosso, si erano precipitati nel negozio, uscendone di lì a poco con le pistole puntate e il bottino di gioielli e orologi arraffato dalla vetrina e dal banco.

Is Harry alive? Created by Cosimo Palermo on day 08/08/2024




 

I sotterranei del Majestic - Maigret - Georges Simenon - Libro Completo


La gomma di Prosper Donge
Il rumore secco di una portiera. Un’altra giornata aveva inizio. Il motore in folle.
Forse Charlotte stringeva la mano al tassista. Poi l’auto si allontanò. Dei passi, la chiave che entrava nella serratura, lo scatto di un interruttore.
Lo schiocco di un fiammifero in cucina e il leggero sibilo del fornello a gas che si accendeva.
Con la lentezza di chi ha passato la notte in piedi, Charlotte salì le scale troppo nuove, entrò piano piano in camera e girò un altro interruttore. Si accese una lampada schermata da un fazzoletto rosa con una ghianda di legno a ciascun angolo.
Prosper Donge teneva gli occhi chiusi. Charlotte si svestì guardandosi nella specchiera dell’armadio. Quando si liberò della giarrettiera e del reggiseno ebbe un sospiro di sollievo. Era grassa e rosea come un Rubens, ma aveva la mania di strizzarsi più che poteva, e, una volta nuda, doveva strofinarsi la pelle per far sparire i segni.
Aveva un suo modo irritante di infilarsi nel letto salendovi sopra prima in ginocchio, così che la rete s’inclinava tutta da un lato.
«Tocca a te, Prosper!».
Non appena lui si alzava, Charlotte si rannicchiava al suo posto ancora caldo, si tirava le coperte fin sopra gli occhi e non si muoveva più.
«Piove?» chiese lui facendo scorrere l’acqua in bagno.
Ebbe in risposta un vago brontolio. Ma non aveva importanza. L’acqua per radersi era gelida. Si udivano passare dei treni.
Prosper Donge si vestì. Charlotte, che non riusciva ad addormentarsi con la luce accesa, di tanto in tanto sospirava. E quando lui, già con una mano sul pomolo della porta, fece per allungare il braccio destro verso l’interruttore, gli disse con voce impastata:
«Non dimenticarti di andare a pagare la cambiale della radio».

Life on Mars Created by Cosimo Palermo on day 08/30/2024


 

Le inchieste di Maigret - Liberty Bar - Libro Completo - Georges Simenon


CAPITOLO PRIMO: IL MORTO E LE SUE DUE DONNE
La prima sensazione fu di essere in vacanza.
Quando Maigret scese dal treno, la stazione di Antibes era inondata per metà da un sole così luminoso che la folla in movimento sembrava fatta di ombre.
Ombre munite di cappello di paglia, pantaloni bianchi e racchetta da tennis. C'era nell'aria come un ronzio confuso. Il marciapiede era fiancheggiato da palme e cactus, e al di là della lampisteria si scorgeva un lembo di mare azzurro.
Subito un uomo gli si fece incontro:
«Il commissario Maigret, immagino... L'ho riconosciuta perché ho visto la sua foto sul giornale...
Ispettore Boutigues...».
Boutigues! Un nome che sembrava uno scherzo!
L'ispettore si era già impadronito delle valigie di Maigret e lo guidava verso il sottopassaggio. Indossava un abito grigio perla con un garofano rosso all'occhiello e scarpe con le ghette.
«È la prima volta che viene ad Antibes?».
Asciugandosi il sudore, Maigret si sforzava di tener dietro al suo cicerone, che sgusciava fra la gente passando davanti a tutti. Finalmente si trovò di fronte a una carrozza con il mantice di tela color crema e una frangia adorna di pallini che oscillavano tutt'intorno.
Un'altra sensazione dimenticata: il cigolio delle molle compresse, il colpo di frusta del vetturino, il rumore sordo degli zoccoli sull'asfalto molle...
«Prima di tutto, andiamo a bere qualcosa... Non dica di no... Senta, ci porti al Café Glacier...».
Era lì a due passi. Intanto l'ispettore cominciò a spiegare:
«Place Macé... Il centro di Antibes...».
La piazza era proprio graziosa, con un giardinetto al centro e delle tende da sole color crema o arancione a tutte le finestre. Boutigues costrinse il commissario a sedersi a un tavolino all'aperto e a bere un pernod.

Shaman Book Dance Created by Cosimo Palermo on day 08/23/2024



They are "slaughtering each other", for the business of natural and artificial audiobooks. You must start to BOYCOTT the Editors or ask for a strong anti-profit and pro-people, culture and education regulation for books of historical-public interest and/or commercial that are more than 70 years old.

Don't buy books or even audiobooks before understanding their final purpose, their goal is to control the distribution of the books and audiobooks and give them to you by subscription, the ones they decide. They won't let you read the inconvenient ones.

Georges Simenon - All'insegna di Terranova - Libro Completo - Maigret


CAPITOLO PRIMO: IL MANGIATORE DI VETRO

«... perché è un ragazzo d'oro, e la sua mamma, che ha soltanto lui, ne morirebbe. Sono certo, come del resto tutti qui in paese, che è innocente. Ma ne ho parlato con alcuni marinai i quali sostengono che verrà condannato perché i tribunali civili non hanno mai capito niente delle cose di mare...
«Cerca di fare tutto il possibile, come se la cosa riguardasse me... Ho saputo dai giornali che sei diventato un pezzo grosso della Polizia giudiziaria e...».
Era una mattina di giugno, e nell'appartamento di boulevard Richard-Lenoir, con tutte le finestre spalancate, la signora Maigret stava finendo di riempire dei grandi bauli di vimini, mentre Maigret, in maniche di camicia, leggeva a bassa voce.
«Di chi è?».
«Jorissen... Eravamo compagni di scuola... Ora fa il maestro a Quimper... Dì un po', ci tieni molto a passare i nostri otto giorni di vacanza in Alsazia?».
Lei lo guardò perplessa, colta di sorpresa da quella domanda. Da vent'anni, immancabilmente, trascorrevano le ferie in un paesino della Francia orientale, ospiti di alcuni parenti.
«E se invece andassimo al mare?».
Rilesse sottovoce alcuni passi della lettera:
«... Data la tua posizione, ti sarà più facile che a me ottenere informazioni precise. Per farla breve: tre mesi fa Pierre Le Clinche, un ragazzo di vent'anni che è stato mio allievo, si è imbarcato sull'Océan, un battello di Fécamp che pesca il merluzzo nelle acque di Terranova. Il peschereccio è rientrato l'altro ieri.
Poche ore dopo, è stato recuperato dalle acque del porto il cadavere del capitano, e tutti gli indizi fanno pensare a un delitto. E hanno arrestato proprio Pierre Le Clinche...».
«Per riposarci va benissimo anche Fécamp!» sospirò Maigret senza alcun entusiasmo.
La signora Maigret sulle prime tentò di opporsi.
In Alsazia lei si sentiva come a casa sua, e dava una mano a fare le marmellate ed il liquore di prugne. L'idea di stare in un albergo in riva al mare, in compagnia di altri parigini, la spaventava un po'.
«Che cosa farò tutto il giorno?».
Alla fine mise nel bagaglio dei lavori di cucito e all'uncinetto.
«Però ti avverto, non chiedermi di fare i bagni!
Patti chiari...».
Erano arrivati all’Hôtel de la Plage alle cinque, e la signora Maigret aveva subito cominciato a sistemare la stanza a modo suo. Poi avevano cenato.
Ora Maigret, che era uscito da solo, spingeva la porta di vetro smerigliato di un caffè del porto:
All'Insegna di Terranova.
Il peschereccio Océan era ormeggiato al molo lì di fronte, vicino a una fila di vagoni. Alla luce violenta delle lampade ad acetilene appese alle sartie si vedevano alcune persone intente a scaricare i merluzzi, che passavano di mano in mano e, dopo la pesatura, venivano stipati sui vagoni.
Erano una decina, tra uomini e donne, sporchi, laceri, incrostati di sale. Accanto alla bilancia un giovanotto ben vestito, con la paglietta sulle ventitré ed un taccuino in mano, annotava le pesate.
C'era un odore nauseante di rancido, che si sentiva fin da lontano e, all'interno del bistrot, sembrava ancora più forte per via del caldo.

ElevenLabs