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domenica 12 maggio 2024

Georges Simenon - Maigret e il produttore di vino - 2 Capitolo - VOCE NATURALE

 


Quando la signora Maigret arrivò con il caffè e gli toccò la spalla, ebbe la tentazione, come gli succedeva da bambino, di dirle che non si sentiva bene, e che pensava proprio di dover rimanere a letto, al caldo.

Gli doleva la testa, specie sopra il naso, e si sentiva la fronte madida di sudore. I vetri della finestra erano di un bianco lattiginoso, quasi fossero smerigliati.

Bevve un sorso, si alzò brontolando e andò a guardare fuori: i primi passanti che si affrettavano verso l’entrata della metropolitana, le mani sprofondate nelle tasche, non erano che ombre nella nebbia.

A poco a poco si svegliò. Finì di bere il caffè e rimase a lungo sotto la doccia. Poi, mentre si rasava, i suoi pensieri andarono a Chabut. C’era qualcosa, in lui, che lo affascinava.

Chi ne aveva fornito l’immagine più fedele? Per Madame Bianche era solo un cliente, uno dei migliori, sempre pronto a ordinare champagne. Aveva bisogno di spendere e spandere, di far vedere che era ricco. Probabilmente si compiaceva nel dire:

«Ho iniziato facendo il venditore porta a porta, e mio padre ha ancora un bistrot in quai de la Tournelle. A malapena sa leggere e scrivere».

Che cosa pensava veramente di lui la Cavalletta? Non aveva pianto, ma a Maigret era parso che Chabut non le fosse del tutto indifferente. Sapeva di non essere l’unica ad andare con lui nell’ovattata palazzina di rue Fortuny, ma non sembrava gelosa.

La moglie del produttore di vino lo era ancora meno. Nella memoria di Maigret riaffioravano alcune immagini che aveva registrato inconsciamente. Per esempio quel ritratto a olio, a grandezza naturale, che occupava il posto d’onore su una parete della sala in place des Vosges. Era un dipinto manierato, molto somigliante. Chabut guardava dritto davanti a sé con aria di sfida, la mano serrata, come se si preparasse a colpire.

«Come ti senti?».

«Dopo un’altra tazza di caffè sarò in piena forma».

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